Uno scrittore in redazione by Michele Perriera
autore:Michele Perriera [Perriera, Michele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2020-04-14T22:00:00+00:00
Carmelo Scoma, il sindaco onesto Dc
Carmelo Scoma, 45 anni, «funzionario regionale»: già bucolico assessore, ora sindaco per alchimia democristiana. Viene da Prizzi, è figlio di artigiano, è come si dice, «democristiano di sinistra». Si suole parlare di lui con feroce tenerezza: come di un onesto ciclista che volesse andare in bicicletta sulla luna. Quando parlano di lui, alcune democristiane facce palermitane, già segnate di malanimo, si deturpano per eccesso di rughe e di sogghigni.
Ma a lui, a Carmelo Scoma, che cosa passa per la testa? Se è un ingenuo sognatore, che cosa sogna lassù, in cima alla montagna di miserie e di fallimenti, la dissacrata montagna del Comune di Palermo?
Di parca statura, Carmelo Scoma mostra infine cordialmente il suo ben pettinato volto saraceno e andiamo alla sua scrivania, minacciati da un immane specchio, come al tavolino di un bar di periferia. Questa sua usuale, leggermente attonita familiarità lascia opportunamente sconsacrare la sontuosa poltrona, dalla quale parla con qualche simpatica movenza neodada.
Sono uno che viene dalle lotte sindacali: sono abituato a rappresentare i bisogni, non sono mai stato un uomo di palazzo.
Ora però è nel palazzo: e il municipio di Palermo è fra i più malfamati.
Sono qui per un servizio sociale. Il passato non mi interessa. Ora la città è cambiata: non câè più spazio per i furbi.
Il passato non le interessa? Il passato, in questo palazzo, è il suo partito.
Una volta si poteva gestire il potere per il potere. Ora non è più tempo: la gente ha aperto gli occhi.
Lei è considerato un uomo onesto. Non ha mai pensato che i furbi, come lei li chiama, possono tenerla qui per ridare credibilità al suo partito e conservare dunque i loro privilegi?
Ci ho pensato, ma ho pure pensato che, chiunque facesse questo calcolo, sbaglierebbe: alla distanza vincerà chi, avendo interpretato i bisogni della comunità , ne avrà la fiducia. Prima di diventare sindaco sono stato assessore ai giardini: ho fatto il mio dovere senza concessioni clientelari. Ebbene: sono stato rieletto con oltre 16.000 voti.
Lei crede che il tessuto clientelare sia sul punto di essere scucito?
Non si liquida dâun colpo un costume che ha radici antiche e profonde. Ciò che importa è di lavorare affinché sia liquidato il più presto possibile.
Per quanto tempo crede che le lasceranno fare il sindaco?
Non lo so. Non mi importa. Non ho brigato per farlo. Quando me lo proposero, rimasi molto perplesso, mi creda.
Come glielo proposero?
Alle due di notte del 22 dicembre 1975 Nicoletti, segretario del mio partito e capo della mia corrente, mi telefonò a casa. Mi disse che nel partito si era raggiunto un accordo sul mio nome.
Fu sorpreso?
Ero sconvolto. Non dormii lâintera notte: era un compito difficilissimo, rischioso.
Via, sarà stato euforico. Era un bel successo, magari insperato.
Mi si offriva un alto incarico, di prestigio. E questo, certo, piace. Ma la drammatica situazione di questa città , i suoi gravissimi problemi sociali, i complicati interessi. Insomma, uno ha diritto di pensare: mi vado a cacciare in un tunnel, che ne sarà di me?
Non pensò che qualche
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